Nelle strutture di accoglienza o comunità che dir si voglia, siano esse per tossicodipendenti, per senza fissa dimora, per le più disparate patologie, per minori, etc., arrivati nel mese di dicembre si tirano le somme dell’anno che sta passando, si fanno bilanci e ci si prepara alle feste natalizie.
Sembra quasi un dovere: fare l’albero, preparare il menu, fare la spesa, il cenone della vigilia, il pranzo del 25 e poi il cenone di capodanno. Finchè non si arriva all’Epifania e liberi tutti dalle feste. Sembra il diretto contrario di quando si andava ancora a scuola e si aspettavano le vacanze natalizie: quella era la libertà dall’unico dovere di uno studente, voleva dire vedere più spesso gli amici, ricevere regali. Da grandi, lo sappiamo, è diverso.
In struttura residenziale è ancora più diverso, se è possibile.
In struttura residenziale, le feste natalizie più che un urlo di libertà, sono una prigione.
In struttura residenziale chi resta lì per le feste, vuol dire che non ha più nessuno o che la famiglia rifiuta di vederlo.
Le feste natalizie in struttura sono abbastanza strazianti: in anni di lavoro non ricordo di un natale o un capodanno senza dolore. Ho fissi nella memoria pianti e lacrime, rifiuti a partecipare ai momenti conviviali, ho sentito il malessere e ho visto degli ospiti ringraziare gli operatori per il regalo, anche se sotto l’albero avrebbero voluto trovare una lettera da parte dei figli.
Mi chiedo dunque: ha senso celebrare le feste in struttura?
Non ho una risposta, ma è una domanda che mi faccio da anni.
Perchè non si fanno decidere gli ospiti, che in quella struttura ci vivono davvero, quello che vogliono fare?
Oppure è possibile trovare delle strategie per rendere meno celebrativo quel giorno?
Liberarsi dallo schema delle feste natalizie non necessariamente libererà le persone dal dolore, ma almeno da quello che sembra quasi un obbligo. E forse libererà anche gli operatori da quella frustrazione che provano quando organizzano un Natale con i fiocchi e viene inconsapevolmente boicottato da persone adulte che non vedono fiocchi da tempo, ma si guardano indietro e a volte vedono solo macerie.
E tu cosa ne pensi? Se sei un operatore, hai sperimentato un natale alternativo?
Se sei o sei stato un ospite di una struttura come hai vissuto questo periodo?
Margherita says
Beh credo che sia una domanda lecuta e intelligente.Anche io me la sono posta,dopo averli vissuti ma credo che sì,bisogna festeggiare.Molti utenti di solito i non veterani quasi sempre la vivono male ma arrivati alla fine avranno i ricordi migliori della vita e sipedagogia renderanno conto che lì hanno trovato aiuto disinteressato e bene vero.
Eleonora Ferraro says
Grazie del suo contributo, Margherita. Questo è sicuramente un aspetto importante e da tenere in cosiderazione: anche io concordo sul far esperire momenti positivi e disinteressati. Però mi sono chiesta più volte se quei momenti andassero bene per tutti gli ospiti della struttura. Se per alcuni di loro non fosse una sofferenza e non un’esperienza positiva che si sarebbe trasformata in un bel ricordo.
Poi purtroppo non ho trovato soluzione a questo mio dissidio! =)
Gianluigi Spedicato says
Ciao Eleonora, sono Gianluigi e lavoro in una Comunità per le dipendenze da oltre 20 anni e penso, dalla mia personale esperienza, che festeggiarlo in questi posti fa bene all’anima degli utenti, nonché degli operatori stessi, poiché molti di loro non hanno avuto momenti “belli” pieni di emozioni nel loro passato e solo l’unione delle persone in generale, che col loro più profondo dolore condiviso diventa una magia di sentimenti che si vivono tutti insieme… È anche vera la tua rifleasione sul personalizzare l’intervento e se qualcuno ha bisogno di passarlo a casa o anche in altre strutture “parallele” sarebbe qualcosa cui riflettere sempre, poiché solo così metti al centro l’uomo e non il lavoro… Un forte abbraccio e buon lavoro????
Eleonora Ferraro says
Ciao Gianluigi! DI sicuro festeggiare può fare bene. Io sono un pò perplessa quando si”costringono” (passami il termine) i ragazzi a festeggiare, non offrendo loro un possibilità di scelta. Questa mia riflessione sulle feste natalizie è un pò più ampia e ha a che fare con una serie di ragionamenti che ho fatto in questi anni sulla rigidità di alcune strutture di accoglienza, indipendentemente dal tipo di utenza che esse ospitano. Ovviamente non ho la risposta giusta, ma mi interrogo! Grazie di aver commentato.
Un abbraccio anche a te, buon lavoro e buone feste fuori e dentro dalla comunità!