La parola “aiutare” deriva dal latino “ad+iuvare”: ad è una preposizione che indica un andare verso, nei pressi di, vicino; iuvare significa giovare.
Avevo trovato la definizione etimologica di aiuto tanto tempo fa e mi è piaciuta un sacco. Trovo interessante l’idea secondo cui l’aiuto sia un cammino da percorrere per raggiungere qualcosa che possa giovare, far bene. Non si sa quante persone stiano facendo quel cammino assieme, ciò che conta è dirigersi nei pressi di ciò che fa stare meglio e lo si può fare anche da soli.
Se non ci si riesce da soli? Beh, si può chiedere aiuto, appunto!
Se tu mi chiedi aiuto, io immagino che tu mi stia domandando:
“Mi accompagni ad andare verso qualcosa che mi può far stare meglio? Poi vediamo durante il percorso se devi venire con me fino alla fine o se ci possiamo salutare a metà strada”
Se mi fai questa domanda devo risponderti subito, non posso dire “ci penso”, “vediamo”, “sai, sono molto impegnata”. La mia risposta deve essere immediata: qui e ora. Se ti dico “no”, non parto con te e magari qualcun altro prenderà il mio posto. Se ti dico “sì” decido di partire per quel viaggio verso un maggior benessere insieme a te.
Se ci dovesse essere qualcosa in quel viaggio che non funziona, ci fermeremo e ci diremo (mi dirai o ti dirò) “ci salutiamo qui”. Poi tu valuterai come preferisci procedere.
(Anche “qui ed ora” ha una derivazione latina “hic et nunc”, ma non voglio annoiarvi con le mie etimo-pippe! )
Questo è il mio Aiuto qui e ora che cerco di applicare nella mia vita e soprattutto nel mio lavoro, anche se non sempre è facile: a volte ci viene naturale sostituirci, a volte diamo risposte, consigli o addirittura ordini. Ma non è sempre corretto, perchè non permettiamo alle persone di prendere la decisione migliore per loro.
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